domenica 7 luglio 2013

Rubrica della domenica: un vecchio articolo... Le bandiere della Caccia


Riproponiamo oggi un vecchio articolo sulle bandiere della Caccia scritto da Alessandro Leoncini.

In Occasione delle feste d’agosto del 1791 i granduchi di Toscana visitarono Siena e le Contrade organizzarono, come consueto, una sfilata di carri allegorici in Piazza del Campo.
Fra i carri allestiti spiccava per originalità quello della Pantera che il contemporaneo Agostino Provedi descrisse  costruito a forma di tempio della Gloria, circondato da contradaioli travestiti da selvaggi con archi e frecce e con al centro “vari sacerdoti in atto di scannare per vittima una pantera”. Un’allegoria singolare quella presentata dalla Contrada do Stalloreggi, e oggi difficilmente comprensibile in quanto a nessun contradaiolo verrebbe in mente di rappresentare, neppure per scherzo, il sacrificio dell’animale raffigurante la propria Contrada.
Eppure questa idea ai panterini non dispiacque, tant’è vero che circa un secolo dopo, alla fine dell’Ottocento, un alfiere della Pantera venne fotografato con in mano una bandiera caratterizzata da uno stemma raffigurante una pantera inseguita da un cacciatore a cavallo.
La bandiera è attribuibile a Carlo Merlini un pittore panterino famoso soprattutto come autore di molti drappelloni. Carlo Merlini, nato nel 1855, dopo aver frequentato l’Istituto d’arte studiando sotto la direzione di Luigi Mussini e Giorgio Bandini, costituì una società con Bernardino Pepi fornendo, con quest’iniziativa, una vita in Siena all’arte della ceramica. Nella sua Contrada Carlo Merlini ricoprì le cariche di Capitano ed Economo, oltre a dipingere alcune bandiere “con disegni di sua invensione”, come risulta dall’amministrazione del 1887, ed eseguire bozzetti delle montare del 1904. Fra le bandiere “inventate” da Carlo Merlini, nel 1887, è verosimile che vi sia stata anche quella con la scena della caccia della pantera, che rimarrà famosa proprio come Bandiera della Caccia. Nello stesso 1887 re Umberto I di Savoia e la regina Margherita, ospiti a Siena, visitarono le sedi di varie contrade lasciando in ricordo alcuni elementi araldici da aggiungere agli emblemi tradizionali. La concessione sabauda venne ufficializzata nel 1889 dalla consulta Araldica del Regno e questo provvedimento burocratico bloccò gli emblemi delle Contrade nelle posizioni in cui erano stati fissati dai decreti della Contrada. Il bestiario senese subì dunque una sorta di imbalsamazione e i pittori, che fino ad allora si sono sbizzarriti nel raffigurare gli animali delle Contrade in posizioni naturali, furono costretti ad attenersi da quanto stabilito dalla Consulta.
La Pantera, per esempio, prima del 1889 veniva raffigurata sia con le quattro zampe posate nel terreno che rampante, posizione questa, che negli anni seguenti rimase a campeggiare nelle bandiere. Nella passeggiato storica del palio del luglio 2003 la Pantera ha spiegato con una coppia di bandiere vistosamente diverse da quelle consuete: sono infatti repliche dell’antica Bandiera della Caccia. Naturalmente, essendo impensabile presentare una bandiera con la pantera inseguita da un cacciatore, il cavaliere è scomparso dallo stemma che raffigura solo una pantera in corsa, ovvero, in linguaggio araldico, “passante verso destra”. Se il nuovo stemma, dipinto da quello realizzato da Carlo Merlini, la decorazione della bandiera, ricostruita da Elisabetta di Piazza, su iniziativa dell’Archivista Umberto Poggiolini, sulla base della foto ottocentesca, è rimasta simile a quella originale.
Ed è alla bravura e al paziente lavoro di una di quelle donne, Luigina Perelli Tozzi, capaci di concretizzare il loro amore per la Contrada realizzando un oggetto, la bandiere, che riassume in sé la storia della Contrada.






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